martedì 9 agosto 2016


Proteggici dal male...e dalla stupidità e dall'avidità che ne sono la causa



“Ovunque proteggi” di Massimo Bondioli. Il racconto della notte del 29 giugno 2009 nella stazione ferroviaria di Viareggio. La strage che ha ucciso 32 persone bruciate vive nelle loro case.

Ho sassi nelle scarpe
e polvere sul cuore,
freddo nel sole
e non bastan le parole.

Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato.
Se non ci sono stato,
se non sono tornato.

(...)

In ricchezza e in fortuna,
in pena e in povertà,
nella gioia e nel clamore,
nel lutto e nel dolore,
nel freddo e nel sole,
nel sonno e nell’amore.

Ovunque proteggi la grazia del mio cuore.
Ovunque proteggi la grazia del tuo cuore.

Vinicio Capossela, “Ovunque proteggi”

Come raccontare il dolore, la sofferenza umana senza essere retorici e senza cadere nella denuncia, magari anche giusta e motivata, ma fredda e spesso astratta? Chi fa documentari a carattere sociale conosce questa domanda e sicuramente al momento di realizzare il proprio lavoro trova anche una risposta possibile. Ma è una domanda terribilmente difficile a cui rispondere. Anche chi scrive, nel suo piccolo, a volte ha dovuto porsi questa domanda. In qualche caso ha deciso di procedere cercando di mantenere una posizione di assoluto rispetto della dignità delle persone e del racconto. A volte ha preferito, anche se a malincuore, rinunciare. Il bel cortometraggio del regista Massimo Bondioli, “Ovunque proteggi”, che prende il titolo da una famosa canzone di Vinicio Capossela e racconta la strage della stazione di Viareggio del 29 giugno 2009 in cui morirono 32 persone bruciate vive a causa del deragliamento di un treno merci in transito e della fuoriuscita di gas da una cisterna contenente GPL perforatasi nell'urto, a suo modo risponde alla domanda iniziale. Bondioli sceglie un percorso che non è solo di documentazione dell'ennesimo disastro italiano, dell'ennesima “strage che dimostra in maniera tragica lo sfascio, l'incuria e l'arroganza di chi governa”, come affermò a suo tempo il viareggino doc Mario Monicelli, a ridosso degli avvenimenti, ma la storia di una resistenza, di una forma di resurrezione dal dolore, di un “istinto disumano di sopravvivenza”. Un uomo corre lungo un viale, ai giardinetti, mentre intorno a lui la vita scorre come sempre, i passanti, i commercianti che ordinano la merce. Scene di vita quotidiana, come tante. Poi l'uomo si ferma. E' stanco. Rifiata. E il ricordo lo colpisce come l'esplosione di una bomba. La tenue tela autunnale dell'uomo che corre lungo il viale attraversato da un pallido sole autunnale viene squarciata dalla violenza brutale della cronaca dei fatti, dalla vera esplosione di un vagone merci caricato a GPL che mette a ferro e fuoco un intero quartiere di una tranquilla e un po' noiosa cittadina di mare, come se improvvisamente venisse trasformata in una qualsiasi cittadina del Medio Oriente dilaniata da una guerra lontana. Come se fosse Aleppo. L'uomo è Marco Piagentini e nella strage perse la moglie Stefania, 39 anni, e due figli, Luca e Lorenzo, di 4 e 2 anni. E' uno dei due protagonisti del documentario, insieme a Daniela Rombi che, dopo 41 giorni di agonia, vide morire per le ustioni anche Emanuela, la figlia di 21 anni. Il cortometraggio, sceneggiato insieme a Luigi Martella e prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory, è stato premiato recentemente al Global Short Film Festival di New York. “Ovunque proteggi” è un esempio raro di equilibrio e sensibilità, frutto di un lungo lavoro a stretto contatto con i familiari delle vittime (10 mesi) e dove la denuncia emotiva delle malefatte del potere (che pure ci sono e grandissime) o la retorica dei sentimenti non è di casa. Lo spiegano bene gli autori nel filmato extra contenuto nel dvd su una bella e commovente manifestazione dello scorso anno a Viareggio, seguendo il filo delle riflessioni su alcune parole chiave come “ricordare”, “dimenticare”, “compatire”, “condividere”. “Ricordare contiene la parola latina “cuore” e significa  rivivere un evento con il cuore, con affetto, con amore. Dimenticare contiene la parola “mente” e vuol dire togliere, rimuovere dalla mente qualcosa, un avvenimento, una persona, come un fastidio. Compassione contiene la parola “patire” e vuol dire “patire con”, provare gli stessi sentimenti, sia di sofferenza che di gioia, o di speranza con qualcuno. Condividere vuol dire “dividere con”. Dividere il peso con qualcuno vuol dire sentirlo meno insopportabile, condividere un dolore significa non sentirsi soli, vuol dire sentire che qualcuno ti vuole essere vicino e ti vuole aiutare a portare con te una parte del tuo peso”. In attesa dell'annunciato lungometraggio che si svilupperà da questo progetto cerchiamo questo piccolo gioiello di dolore e di resurrezione e condividiamone la sofferenza emotiva, senza però dimenticare di aggiungere anche qualche doverosa riflessione sullo stato etico comatoso del paese in cui viviamo e che produce tragedie come quella di Viareggio. 

Marcello Cella




“Ovunque proteggi” 
Regia: Massimo Bondielli
Interpreti: Livio Bernardini, Daniela Rombi, Marco Piagentini, Walter Ubaldi
Aiuto regista: Luigi Martella 
Sceneggiatura: Massimo Bondielli, Luigi Martella
Suono: Gian Luca Cavallini
Musica: Egildo Simeone 
Fotografia: Matteo castelli
Produzione: Caravanserraglio Film Factory
Durata; 12'
Italia, 2015