giovedì 20 luglio 2017


Balkania 19 maggio/20 luglio 2017
Luci e ombre sulla Polonia




Balkania in questa puntata si occupa di Polonia con la collaborazione e il contributo del giornalista free lance Matteo Tacconi. Balkania lo ringrazia pubblicamente, oltre che per l'intervista, per il discorso di Kaczynski sull'emigrazione in Polonia, per i contributi sugli ebrei polacchi, sui profughi ucraini in Polonia e sulla storia di Ryszard Siwiec. Interviste con lo scrittore e giornalista Roberto Polce, autore della guida "Polonia. Usi, costumi e tradizioni" (Morellini Editore, 2012), e con Salvatore De Bello, attivista del KOD - Komitet Obrony Demokracji, il Comitato per la difesa della democrazia, che dal 2015 si batte contro le politiche restrittive del governo conservatore espresso dal partito Diritto e Giustizia guidato da Jaroslaw Kaczynski. Musiche, in ordine di programma, di Panasewicz (“Miedzy nami nie ma juz”), Artur Rojek (“Syreny”), Kasia Kowalska (“Antidotum”), Ewa Farna (“Znak”), Lukasz Zagrobelny (“Dotre do ciebie”), Skubas (“Nie mam dla ciebie milosci”),  Edyta Bartosiewicz (“Sklamalam”), Ewelina Lisowska (“We Mgle”),  Varius Manx (“Wierze W Milosc”)...

Potete riascoltare tutti le puntate di Balkania al seguente indirizzo: https://www.mixcloud.com/marcellocella/. Materiale sui programmi lo trovate anche nella pagina facebook dedicata, Amici di Balkania.

venerdì 7 luglio 2017

Sopravvivere ai tempi del colera (finanziario)

“Piigs - Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l'Austerity” di Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre 

Il documentario racconta gli effetti delle politiche economiche di austerity sulla vita delle persone attraverso le vicende di una cooperativa sociale di Monterotondo. Con testimonianze di economisti, giornalisti, intellettuali e attivisti come Noam Chomsky, Yanis Varoufakis, Erri De Luca, Vladimiro Giacchè, Warren Mosler, Stephanie Kelton, Paolo Barnard, Paul de Grauwe, Giuliano Amato, Stefano Fassina, Federico Rampini e la voce narrante di Claudio Santamaria. 


In una stanza ci sono cento cani, ma solo novantacinque ossi. Si dirà che i cinque cani che restano senza mangiare dovranno essere più veloci, più scaltri, più competitivi. Ma se ripetiamo l’esperimento, resteranno senza mangiare altri cinque cani. Chi ha deciso quali cani mangiano e quali no? Questo l'interrogativo posto dall'insider finanziario americano Warren Mosler, che aleggia senza risposta apparente per tutto il film dei tre giovani registi italiani.


Chi ha deciso che cinque cani resteranno comunque senza mangiare? E cosa c'entra tutto questo con l'economia e la crisi e l'austerity e la disoccupazione e la precarietà lavorativa e il taglio dei servizi sociali? Può sembrare una domanda lunare, ma c'entra moltissimo. Infatti il bel documentario dei tre cineasti cerca di mettere in relazione le problematiche della macroeconomia e le difficoltà crescenti della microeconomia. Ciò che in genere evita di fare l'informazione economica dei quotidiani specializzati, chiaramente indirizzata ad una platea di esperti e di fedeli al dogma economico dominante, e cioè quella particolare forma di capitalismo che si è affermato da pochi decenni, il capitalismo finanziario. Perchè di dogma si tratta, quasi di una religione e i suoi epigoni assumono spesso la veste di sacerdoti fondamentalisti, soprattutto quando affermano decisamente che “non c'è alternativa a questo sistema economico”. Ma, come sappiamo, la mancanza di alternative è sempre un regalo avvelenato di ideologie totalitarie perchè anche l'economia è una creazione umana e, come tutte le creazioni umane, imperfetta e subordinata alla finitezza della sua condizione. Parafrasando Giovanni Falcone, quando affermava che “la mafia è una creazione umana e come tutte le creazioni umane ha avuto un inizio, uno sviluppo e avrà anche una sua fine”, allo stesso modo l'economia vive all'interno di questi limiti oggettivi e di queste contraddizioni, messe bene in luce dal documentario che, lungi dall'essere un noioso pamphlet ideologico, si sviluppa come un'inchiesta tesa, giornalisticamente inattaccabile, ma dotata di un ritmo cinematografico mozzafiato. Si respira fin dall'inizio un'atmosfera inquietante da thriller e non può essere un caso che, proprio all'inizio, dopo le parole di Bush senior che incensano il maggiore ideologo del neoliberismo, Milton Friedman, sulle parole della voce narrante (l'attore Claudio Santamaria), la macchina da presa riprenda dall'alto il sinuoso percorso seguito da un'automobile (quella del protagonista occulto del film?) in corsa su una strada di montagna, proprio come all'inizio di “Shining” di Stanley Kubrick, come a suggerire l'affascinante paragone fra la corsa verso la follia e gli incubi notturni del suo protagonista (Jack Nicholson) con quella attraverso la follia criminale del sistema economico raccontato da “PIIGS”. 


PIIGS, un acronimo che indica quei Paesi europei appesantiti da un grave debito pubblico, Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, e che i tre giovani registi hanno ripreso nel titolo della loro opera, frutto di cinque anni di studi e due di riprese e montaggio. Un documentario che racconta l'economia e i condizionamenti che essa riversa sulla vita quotidiana delle singole persone mettendo in relazione gli autorevoli interventi di economisti, intellettuali e attivisti con le vicende molto più prosaiche della Cooperativa “Il Pungiglione” di Monterotondo, alle porte di Roma, nata nello stesso anno, il 1992, del famigerato Trattato di Maastricht che determinò i criteri di ingresso nell'Unione Europea, a rischio fallimento a causa della mancata riscossione di crediti per centinaia di migliaia di euro da parte degli enti locali, bloccati dal patto di stabilità che ne impedisce il versamento in rispetto di astratti parametri economici che il film si occupa di destrutturare e qualificare per quello che sono, e cioè menzogne ad alto tasso di ideologia senza nemmeno una vaga apparenza di scientificità, prodotte però con un fine ben preciso: smantellare lo stato sociale per come lo abbiamo conosciuto in Occidente nel secondo dopoguerra e tornare ad una sorta di “Ancien Régime” (come lo definisce senza mezzi termini un economista americano nel corso di una conferenza) precapitalista e profondamente classista. Per chiarire questi concetti “PIIGS” non è avaro di esempi e testimonianze. Come quella dello studente americano Thomas Herndon, autore di una clamorosa scoperta, e cioè che nei documenti di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, con cui l’Unione Europea giustificò le misure di austerity, ci sono dei banalissimi errori di allineamento di fogli e colonnine Excel. O come la vicenda di Guy Abeille che spiega meglio di qualsiasi altra cosa l'origine dell'assurdo parametro del 3%, il famigerato rapporto tra deficit e PIL ripetuto come un mantra da politici ed economisti per giustificare le loro devastanti scelte economiche e sociali, una letterale invenzione a casaccio. Guy Abeille, ex funzionario del ministero delle finanze francese quando all’Eliseo era presidente Mitterand la racconta così: “Il presidente voleva fissare un tetto alla spesa pubblica, cercava uno strumento semplice e per uso interno, nessuna teoria economica. In nemmeno un’oretta mettemmo il deficit in rapporto al PIL e con un’operazione alquanto casuale e legata ai parametri dell’epoca ci risultò il 3%. Fu poi Trichet nel 1992 durante la preparazione del Trattato di Maastricht a tirare fuori quel parametro. “Noi in Francia abbiamo un numero che funziona bene, possiamo utilizzarlo”. E così nacque quella cifra totalmente priva di senso”. Priva di senso si, ma con un unico obiettivo: “smantellare lo stato sociale”, come ricorda il linguista Noam Chomsky, “il più grande contributo delle socialdemocrazie europee del dopoguerra dato alla civiltà moderna”. Un enorme traguardo di civiltà, ma con un unico difetto: essere in totale disaccordo con il pensiero del massimo teorico del neoliberismo attuale, e cioè l'economista Milton Friedman e la sua cosiddetta Scuola di Chicago, che, negli anni Settanta del secolo scorso, fu consulente economico anche del feroce dittatore cileno Augusto Pinochet: “Tagliare ogni spesa pubblica a parte quelle per la difesa. (...) Il mondo va avanti grazie alle persone che perseguono i propri interessi, perché le grandi conquiste della civiltà non arrivano da uffici governativi e l’unico modo per le grandi masse di poveri di uscire dalla miseria è nelle società capitaliste dove il commercio è libero”. L'egoismo, l'avidità e l'individualismo sfrenato come strumento e fine del vivere sociale con gli effetti che oggi ben conosciamo in termini economici, sociali, politici, culturali e ambientali. E se così funziona il sistema anche i diritti individuali e sociali e la democrazia diventano potenziali ostacoli da abbattere.


“I diritti ottenuti nel dopoguerra sono diventati servizi, mentre il cittadino europeo oggi è un cliente. E ci sono servizi che non tutti i clienti possono permettersi”, spiega bene lo scrittore Erri De Luca. Insomma, la società che umilia i più deboli affidandosi alla cieca obbedienza dei dogmi economici del sistema dominante è una sceneggiatura già scritta: “Quando partecipai al primo meeting dei paesi dell’Eurozona proposi alla Troika un compromesso tra le nostre istanze, derivanti da un referendum popolare, e le loro”, commenta l’ex ministro dell’economia greco, Yannis Varoufakis. “Ma Schauble, il ministro delle finanze tedesco dell'epoca, mi disse che ‘le elezioni non possono essere permesse se cambiano il progetto economico della Germania’”.



E così, in questo cortocircuito continuo fra macroeconomia e microeconomia, “PIIGS” pone molte domande e cerca di fornire alcuni elementi di riflessione allo spettatore anche attraverso molti dati concreti, come il fatto che in Europa i lavoratori del sociale sono 15 milioni e forniscono aiuto e servizi fondamentali a 50 milioni di persone disabili e svantaggiate. E' giusto che questo lavoro rischi di scomparire perchè fuori dalle logiche selvagge e disumane del profitto ad ogni costo? E' giusto abbandonare i disabili e le persone svantaggiate, gli “scarti”, per usare un termine di Papa Francesco, al loro destino? E' giusto che una cooperativa di eccellenza come “Il Pungiglione” che dà lavoro a 100 persone e ne aiuta in media altre 500 fra disabili e persone svantaggiate rischi di chiudere perchè lo Stato non paga i suoi debiti per rispettare criteri economici palesemente falsi? E, per tornare al quesito iniziale, è giusto che in una stanza con cento cani affamati, il ricco padrone di casa lasci soltanto 95 ossi, insufficienti per sfamarli, ma utilissimi per farli sbranare fra loro?

Marcello Cella


Regia: Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre 
Sceneggiatura: Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre 
Montaggio: Federico Greco 
Musica: Paolo Baglio, Daniele Bertinelli, Antonio Genovino 
Cast: Noam Chomsky, Erri De Luca, Warren Mosler, Claudio Santamaria, Yanis Varoufakis
Produzione: Studio Zabalik 
Distribuzione: Fil Rouge Media
Italia, 2017, 76'