sabato 27 giugno 2020

Storie macedoni 
“Eliza. Una storia macedone” di Umberto Li Gioi 
(Edizioni Saecula, 2020)


“Ricorda amico mio, esistono sempre due verità: quella che tu conosci e quella che tu non sai”
Ljubo



“Molte volte la nostra vita è segnata, in modo ineluttabile, da fatti che cercherai inutilmente di cancellare. Non ci riuscirai, perché ti renderai conto che sarebbe inutile. Ti porterai addosso le cicatrici di qualcosa che a malapena riuscirai a spiegarti. E nemmeno la soluzione dell’incomprensibile potrà arrecarti sollievo. Perché ormai, a quanto accaduto, non c’è più rimedio. Il tormento di un rimorso ti accompagnerà finché la morte non verrà a darti pace”, dice Ljubo ad Oronzo (Rino), uno dei cinque protagonisti di questa meravigliosa e terribile storia corale di amore e morte che si sviluppa in Macedonia durante la Seconda Guerra Mondiale. Una storia lontana nello spazio e nel tempo dalle nostre preoccupazioni quotidiane di uomini e donne occidentali concentrati troppo spesso su un presente fluido, luminescente e superficiale e allo stesso tempo fantasmatico come tutte le cose che nascondono il loro vero spessore esistenziale, storico e narrativo nel buio che circonda la luce dei riflettori puntati sul palcoscenico della vita contemporanea. È la storia della famiglia di Rino, per metà macedone e per metà italiana. 
Eppure la storia di Eliza Trajkoski, della sua famiglia di agiata, ma sobria borghesia balcanica, del soldato Luigi Operoso catapultato all’improvviso dalle povere campagne della Puglia allo scenario drammatico della guerra prima sull’isola di Rodi e poi in Macedonia, del suo straordinario quaderno di memorie ritrovate dal figlio Oronzo dopo la sua morte, del suo incontro con lo scrittore Umberto che innesca la storia del libro e poi del suo viaggio a ritroso in Macedonia alla ricerca delle sue radici, con il ritrovamento di Ljubo, l’amico di infanzia della madre Eliza, e la scoperta della storia drammatica che lei gli ha sempre nascosto, in qualche modo ci riguarda molto più di quanto pensiamo. La struttura corale del libro, in cui le voci narranti dei protagonisti si rincorrono e si incrociano determinando un gioco affascinante di riflessi spazio-temporali, accentua questa impressione di una storia che non può essere circoscritta alla sola dimensione familiare di Oronzo, ma nemmeno ricondotta solo alla memorialista di guerra. La storia di Eliza e della sua famiglia macedone, come quella di Luigi e della sua famiglia pugliese alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, del loro incontro casuale ed emozionante, delle enormi difficoltà che si trovano ad affrontare per far sopravvivere il loro amore fra rastrellamenti nazisti, guerra partigiana, tradimenti ed inconfessabili convenienze personali, sono indubbiamente importanti, ma assumono il valore emblematico di vite di uomini e donne comuni con i loro sogni piccoli, ma meravigliosi, travolti da eventi storici catastrofici che non hanno nemmeno lontanamente contribuito a determinare, ma le cui conseguenze sono costretti ad affrontare e a superare non solo per continuare a sopravvivere, ma anche per mantenere viva la dignità delle loro vite e di quei sogni a cui giustamente non vogliono rinunciare. 
In questo senso la storia del drammatico riscatto dagli eventi della guerra di Eliza e Luigi li accomuna a tutte le Eliza e a tutti i Luigi che ancora oggi in tante parti del mondo cercano di sopravvivere e di mantenere vivi i propri sogni contro la stupidità criminale degli uomini di potere. Le biografie dei protagonisti di questa storia travalicano infatti la dimensione individuale per trasformarsi in una biografia collettiva troppo spesso ignorata dai libri di storia, ma quanto mai viva ed attuale. La storia di Eliza non è solo una storia macedone, ma anche una storia profondamente italiana, la biografia di una nazione che nel suo tentativo di affrancarsi dalle ristrettezze e dalla povertà del primo dopoguerra si fa ammaliare dal carisma di “uomini della provvidenza” che la condurranno al disastro. Un disastro materiale e morale da cui, come Luigi, si risolleverà con la perseveranza del suo spirito contadino e con la voglia di futuro di chi intuisce che la storia non finisce mai sull’orizzonte miope dell’immediato interesse politico e/o economico indicato dal dito degli uomini di potere, ma si muove verso la Luna che quel dito può solo indicare, raggiungere mai. 



“Eliza. Una storia macedone” è quindi anche uno straordinario romanzo realistico, non solo per le belle e malinconiche fotografie in bianco e nero della famiglia di Eliza e di Luigi che accompagnano il suo svolgimento narrativo, ma proprio perché la dimensione realistica della storia, grazie alla sensibilità non comune del suo autore, Umberto Li Gioi, si incontra con la poesia dei sentimenti dei suoi protagonisti e con uno sguardo pieno d’amore e di rispetto per i paesaggi fisici, culturali e storici in cui si svolge la vicenda. La narrazione ellittica piena di sfaccettature e di chiaroscuri e la sobrietà impressionistica ma forte della scrittura rafforzano anche i lati meno evidenti della storia, e catturano indelebilmente l’attenzione e l’immaginazione del lettore fino al drammatico colpo di scena finale, coerente con l’affermazione iniziale dell’amico d’infanzia di Eliza, Ljubo, sull’intrinseco mistero che da sempre accompagna la vita dell’essere umano. La verità delle sue storie vissute e raccontate, sotto la loro apparenza, nascondono sempre un secondo livello di significato. Quello che non sappiamo, ma che, intuiamo, esiste sempre, dando così un obiettivo ed un significato meno scontato alla nostra sete di conoscenza e al nostro vivere imperfetto, e, implicitamente, una ragione di vita insostituibile per la letteratura, quella di raccontare non solo la verità che conosciamo, ma anche quella che non sappiamo.


Marcello Cella





La puntata di "Balkania. Storie e suoni dall'Europa dell'Est" che si è occupata del libro "Eliza. Una storia macedone" di Umberto Li Gioi: